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I Luoghi più Belli del Nostro Territorio
Ai piedi delle Prealpi lombarde, a 320 metri sul livello del mare, ecco Erba, sul Piano che porta il suo nome.
Erba ha dato il nome al piano di origine alluvionale che si estende tra il Lago di Alserio e quello di Pusiano, con le sue terre coltivate, le paludi, le torbe e, oggi, anche insediamenti e capannoni. Ciononostante il Piano d’Erba è rimasto un monumento geologico del dominio delle acque in questa regione.
Proprio dal centro sportivo del Lambrone può prendere il via l’itinerario della Strada dell’acqua che dai Piani d’Erba porta a Merone. Attraversato un ponte sul fiume, si segue un sentiero che costeggia l’argine destro orografico fino alla sua foce.
Nel periodo asburgico, in zona furono aperte diverse filande, ma il paese fu apprezzato soprattutto come luogo di villeggiatura, A testimonianza di questo periodo aureo restano ancora oggi numerose ville patrizie, che ospitarono tra gli altri poeti e letterati insigni: Vincenzo Monti, Giuseppe Parini e Ugo Foscolo.
Erba fu frequentata anche dalla famiglia reale d’Italia, grazie alla presenza dall’Ippodromo dell’Eupili, dove da Monza venivano a cavalcare Umberto I, la regina Margherita e l’allora principe Vittorio Emanuele.
Tra gli eventi locali più importanti, la Sagra Del Masigott, festa tradizionale del quartiere di Incino. Si svolge la terza domenica di ottobre principalmente nella piazza del Mercato attigua a piazza Sant’Eufemia. Nei giorni di festa non mancano le specialità locali e l’albero della Cuccagna.

TEATRO LICINIUM
Alle spalle del Monumento ai Caduti si apre il Teatro Licinium, suggestivo spazio teatrale in mezzo al verde. Costruito nel 1928 in uno stile che si ispira all’antichità classica, porta il nome del console che governò la colonia romana di Herba. È ancora oggi in uso, soprattutto in estate.

MONUMENTO AI CADUTI DEL TERRAGNI
Il Monumento ai Caduti fu progettato nel 1926 dall’architetto Giuseppe Terragni a realizzato nel 1932. Scenografico il suo inserimento nell’ambiente circostante. Consiste in una grande scalinata in pietra, accompagnata da due filari di cipressi, che conduce alla sommità del colle e ad un sacrario.
La scalinata è costituita da quattro rampe lineari, l’ultima si arresta di fronte ad un volume cilindrico con all’interno la cripta del sacrario ed al di sopra una terrazza che si allarga sul panorama.
Sul fondo della terrazza è posto un portico semicircolare in pietra munito di due ali con portali ad architrave e ad arco.

CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Santa Maria degli Angeli, a Crevenna, nacque come chiesa del convento dei Padri Riformati. Oggi al posto del con-vento sorge una villa neoclassica, Villa Amalia, ma la chiesa c’è e conserva preziosi affreschi, tra cui una Crocefissione realizzata da allievi di Bernardino Luini.

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO
Il Civico Museo di Erba, istituito nel 1961, è stato aperto al pubblico nel 1964 nell’originale sede di Villa Majnoni.Nel 1977 è stato trasferito nella Villa Comunale di Crevenna, attuale prestigiosa sede.La villa, risalente alla fine del ‘700, fu costruita su disegno dell’architetto Gianluca Gavazzi della Somaglia. Il Civico Museo, sorto quale realtà intermedia tra i Musei maggiori di Como e di Lecco, occupa un degno posto nella plaga briantea per la conservazione dei reperti delle più antiche popolazioni vissute nel territorio e per la tutela del patrimonio.

L’ EREMO DI SAN SALVATORE E LA CROCE PESSINA
Volete vedere Erba e la pianura brianzola dall’alto? Puntate all’Eremo di San Salvatore e alla Croce Pessina.
All’Eremo si arriva in auto, proseguendo a piedi per la Croce Pessina. Nel bosco prima del belvedere ci sono tavoli da picnic e un barbecue. Nelle giornate terse, il panorama che si gode da qui è spettacolare. (Ph: Chiesa di Milano)

CHIESA DI SANT’ EUFEMIA
La chiesa romanica di Sant’Eufemia, nella frazione di Incino, con il campanile quadrato e la bella piazza che si apre nel cuore nell’abitato, è stata per secoli il punto di riferimento della pieve locale.
Nel 1574 san Carlo ordinò il trasferimento della sede parrocchiale a Santa Maria Nascente, dove si trova tuttora.

VILLA MAJNONI
Ex proprietà dei marchesi Majnoni d’Intignano, ed ora proprietà del Comune è stato rimaneggiata a fine ‘800 dall’Architetto Achille Majnoni che aggiornò col suo eclettismo l’edificio, appartenuto al Settecento canonico Carl’Antonio Prina. II Viale dei Cipressi, posto all’ingresso, ripete il cannocchiale prospettico di villa Crivelli; le statue che lo fiancheggiano non sono quelle originali, andate perdute: il comune che nella villa ha sede, le ha sostituite con altre.
Anche una torretta panoramica, che si affacciava sulla piazza, oggi non esiste più. Annesso alla Villa, un esteso parco, aperto al pubblico, che conserva un tempietto proveniente dalla villa Reale di Monza: fu Umberto I a donarlo ai Majnoni.

VILLA AMALIA
Sorta sull’area dell’ex convento di S. Maria degli Angeli, è opera dell’arch. Leopoldo Pllack, allievo del Piermanini. E’ stata fatta erigere dall’avv. Rocco Marliani e dedicata alla moglie Amalia come indica la lapide di fondazione che reca la data 1801. Nella sala impero è conservato il dipinto dell’aurora di Giuseppe Bossi. Nel parco un busto di Parini di Giuseppe Franchi e statue di pregevole fattura tra cui la dea Prudenza. La villa contiene molte opere d’arte

ROCCA VILLINCINO
Sorgeva questa rocca su un rialzo acciottolato nella piccola piazza Torre in località Vill’Incino che costituì tra il XIII e il XIV secolo un attivo centro medioevale. In origine il forte apparteneva ai Carpani, la loro ultima discendente visse nella casa – detta stallazzo – nella vicina piazzetta Prina.
Ancora oggi si possono scorgere un portico ad archi ribassati, soffitti a cassettoni del ‘400 con lacunari in parte affrescati con ritratti di gentiluomini e di dame dell’epoca, finestre trecentesche in cotto.
Dopo la battaglia di Desio (1277) quando vennero abbattuti i castelli, anche quello di Vill’Incino resta abbandonato, ma verso il 1500 diviene sede di religiosi. Con l’editto di Saint Cloud nel 1810 l’edificio viene messo all’asta e aggiudicato a un Casati.
Oggi del castello, elencato tra i monumenti nazionali, resta solamente un rudere. Esso è in posizione lievemente sopraelevata e il suo portale a volta chiusa conserva un’elegante bifora con colonnetta in marmo di Candoglia.
Le case della piccola e suggestiva contrada sorgono sull’area del castello del quale resta pure la Pusterla, torre in pietra a vista, con piccole finestre a sesto acuto e una loggia rustica.
Nella Pusterla è stata rinvenuta una rara “forchetta” del periodo alto medioevale, attualmente conservata al Civico Museo di Erba.
Si pensa che il borgo di Vill’Incino abbia conosciuto le feste pagane tramandate a noi lungo il corso dei secoli: la festa della “Giubbiana” e del “Masigott”. Il “Masigott”, alla terza domenica di ottobre, è la festa della vendemmia e trae il suo nome da una polenta di farro o grano duro detta appunto “masigott”.

CASTELLO DI CASIGLIO
Il castello di Casiglio è uno dei monumenti della storica famiglia dei Parravicini, ramo non secondario dei potenti signori di Carcano.
I Parravicini lasciarono la loro impronta non solo nell’abitato fortificato da cui presero il nome, ma anche nei castelli di Casiglio, Pomerio, Tregolo di Costamasnaga. Non è certo, ma molto probabile anche il loro dominio sui castelli di Erba e di Buccinigo.
Unitamente alle fortificazioni, essi distribuirono nell’Erbese un buon numero di chiese, alcune rimaste come cappelle private, altre aperte alle popolazioni. Una di queste è certamente Santa Maria di Casiglio entro la quale riposa, in una pregevole urna marmorea trecentesca sorretta da due colonne cilindriche, Beltramino Parravicini Legato a Latere per il Papa Benedetto XI oltre che figlio del signore di Casiglio.
Può essere indicativo che la chiesa di Santa Maria non sorgesse nell’area del castello, ma ad una certa distanza. Ciò potrebbe far pensare che tanto la chiesa quanto il castello fossero di epoca più tarda rispetto ai fasti della fortezza di Carcano, la quale aveva al suo interno la chiesa di San Nazaro, noto sacrario dei Parravicini.
Se resta incerta la sua matrice feudale, il castello di Casiglio può essere, con sicurezza, annoverato tra i capisaldi della fazione guelfa, la quale, nell’Erbese e nel Comasco, ebbe tra gli alfieri proprio i Parravicini. A differenza dei cugini di Carcano, che in età comunale si convertirono da soldati in burocrati, i nobili di Parravicino conservarono viva la voglia di battagliare e, fino al tempo delle signorie, entrarono da protagonisti in ogni rissa.

CASTELLO DI POMERIO
Pomerio fino a pochi decenni or sono costituiva una frazione di Parravicino, cui era legato per l’appartenenza ai conti Parravicini e al loro vescovo Beltramino.
In questo ameno paesello troviamo un castello con antiche fortificazioni risalenti al secolo XI – XII.
In un antico volume manoscritto delle Genealogie, conservato dal conte Antonio Parravicini da Parravicino, sta scritto che il vescovo Beltramino Parravicini fu fondatore dei castelli di Casiglio e Pomerio nella pieve di Incino.

RISERVA VALLE BOVA
La Valle Bova comprende habitat diversi quali forre, pareti rocciose, grotte e boschi. Le zone umide contrastano con le aride rupi calcaree. In una piccola area si possono così incontrare animali diversi, dagli anfibi ai rettili. Qui nidifica anche il falco pellegrino. La zona è accessibile attraverso una fitta rete di sentieri che conduce al cuore della valle: l’Orrido di Caino. Nella Riserva è diffuso il fenomeno del carsismo, con il complesso di grotte dell’Alpe del Vicerè, esteso per oltre 7 km. Le grotte ospitano ecosistemi eccezionali e molto delicati e custodiscono resti fossili di Ursus spelaeus.
Tutta l’area, inoltre, è un sito archeologici di rilevanza preistorica e storica.
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